Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
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LE VOSTRE LETTERE


* Elenco di alcune lettere giunte in redazione *

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Quanto liberamente espresso dagli Autori delle lettere pubblicate a titolo gratuito, non è indicativo circa la linea d'opinione editoriale del CSSSS.

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Bruxelles

GINOSTRA: DALLE PAROLE AI FATTI !

Dopo le iniziative promosse dalla Fondazione "L'Altra Sicilia", intese a sensibilizzare le personalità istituzionali dell'Isola, il Presidente della Provincia di Catania, on. Nello Musumeci, ha denunziato la vicenda degli abitanti di Ginostra penalizzati dalle direttive comunitarie che, di fatto, impediscono l'approvvigionamento nell'isola dei generi alimentari di prima necessità. La Fondazione ringrazia, il presidente Musumeci e sottolinea i suoi obiettivi prioritari che sono, salvaguardare sempre ed ovunque gli interessi e le aspettative legittime della Sicilia e dei Siciliani. Interrogazione dell'eurodeputato Musumeci Gli abitanti di Ginostra sono penalizzati dalla Ue L'eurodeputato Nello Musumeci (An) ha presentato a Bruxelles una interrogazione urgente in merito alla paradossale situazione in cui si trova la frazione di Ginostra nell'isola di Stromboli, costretta a operare «fuorilegge» per consentire ai propri abitanti di potere ricevere i generi di prima necessità. Il rappresentante dell'Unione europea risponderà a Musumeci personalmente in aula, a Strasburgo, nella prossima sessione di aprile. Nel singolare quesito posto dall'europarlamentare siciliano si premette «che le vigenti Direttive comunitarie (93/43 e 96/3), concernenti l'igiene dei prodotti alimentari pongono rigide prescrizioni e vincoli nel trasporto e nella distribuzione di derrate sul territorio dell'Unione europea». Nello Musumeci sottolinea che «l'Isola di Ginostra, frazione dell'isola di Stromboli, nel Mediterraneo, è priva di aeroporto e di un porto per l'attracco di navi e aliscafi». Da ciò scaturisce che «la mancanza di adeguata infrastruttura portuale a Ginostra costringe gli operatori addetti al trasporto e alla distribuzione dei generi di prima necessità a trasbordare le merci in maniera precaria e discontinua, su una barca che fa la spola fra la riva e i natanti di linea ormeggiati al largo dell'isoletta». L'on Musumeci,«preso atto che tale forzata soluzione costituisce inosservanza delle norme comunitarie, esponendo quindi gli operatori all'azione repressiva degli organi dello Stato italiano preposti al controllo» ha chiesto alla Commissione europea di sapere se non ritiene di dovere, con la massima urgenza, procedere alla revisione della normativa comunitaria che disciplina il trasporto e la distribuzione di prodotti alimentari, prevedendo una deroga per le isole minori dell'Unione che non possono essere adeguatamente rifornite in quanto sprovviste di pontili per l'attracco di natanti opportunamente attrezzati». Ed ancora: «quali soluzioni alternative intende la Commissione proporre per restituire alla legalità quegli operatori colpevoli soltanto di volere garantire agli abitanti di Ginostra il diritto a continuare a vivere nella loro terra».

Fondazione "L'Altra Sicilia"

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Bruxelles

Il sindaco di Monreale esce dal coro: No allo Stato al servizio dei pentiti.

Il pentitismo è stato il grimaldello che ha scardinato l'omertà mafiosa ma, alla lunga, ha vissuto i problemi del sistema giudiziario, di una legge che necessita di adeguati e continui cambiamenti per poter essere effettivamente efficace. Già il pentitismo, l'arma vincente dello Stato di diritto che scambia il carcere con informazioni e "soffiate" tutte da verificare. Lo Stato di diritto che, nella logica di un garantismo che ormai non vive piu' in sintonia con i tempi, diventa preda e motivo di sberleffo di una criminalità sempre piu' astuta e sofisticata nei suoi metodi. Lo Stato di diritto che non puo' scendere a patti con gli assassini, neanche se costoro fossero disposti a svelare tutti i misteri dell'universo; lo Stato di diritto che deve garantire la certezza della pena, bloccare le scarcerazioni facili, non puo' venire a patti con il maiale Brusca, cosi' era soprannominato nel suo stesso mondo suino; lo Stato di diritto che fa finta di dimenticare e gli da' la patente di pentito, che cosi' non solo si salva dal carcere duro, ma riesce ad evitare la confisca di un patrimonio distribuito tra sorelle, fratelli e prestanome, e, dulcis in fundo, ottiene anche uno stipendio statale per fare cio' che le persone perbene fanno naturalmente e senza bisogno di premi. "U verru", il maiale Brusca, a cui si potranno evitare carcere e confische ma non si potranno perdonare crimini orribili, come l'assassinio del piccolo Di Matteo, come dimostra di voler fare lo Stato che ha dimenticato gli autori materiali di quell'orrendo crimine, che faceva seguito al sequestro lungo 2 anni e 6 mesi, che sono stati liberati, protetti e premiati con un viaggio in Kenia. Da parte delle autorità ancora nessun commento se non quello di Salvino Caputo, il sindaco di Monreale, che ha visto assegnare al suo comune i poderi sequestrati ma non confiscati a Brusca e che percio' gli potrebbero venire restituiti. Caputo vuole vederci chiaro e chiede giustamente che i contratti di collaborazione che hanno permesso di estendere il programma di protezione a Brusca, siano resi pubblici e denunzia nello stesso tempo il pericolo che quel criminale, diventando pubblicamente pentito, ritorni in possesso dei beni che gli sono stati sequestrati. Uno Stato che da una parte commina pene pesanti a chi è costretto a rubare per sfamare i suoi figli e dall'altra premia e paga i carnefici.

Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania

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Bruxelles

PONTE DELLO STRETTO, AUTOSTRADA A3

Prima gli studi Universitari e poi fatti personali, mi legano ormai da più di un decennio al destino della Calabria, di cui ho sposato oltre che una figlia e la tradizionale cultura culinaria, (che hanno inciso "abbondantemente" sulla mia persona), anche il perdurare di alcuni valori che da qualche altra parte si sono persi di vista per via, ritengo, di un affanno economico/speculativo. Nuovo governo - vecchi problemi. Nuovi uomini - vecchie parole (o silenzi.)? Oggi, credo, si possa così sintetizzare la questione "Ponte nello Stretto - Autostrade Salerno- Reggio Calabria". Si tratta proprio della vecchia questione meridionale che ci facevano studiare a scuola, che non si sapeva quando iniziava, come non si sa quando finirà: viene da chiedersi se vi è mai stata una questione meridionale mentre, invece, esiste una questione settentrionale. E' lo stesso motivo per cui, quando danno il bollettino meteorologico, iniziano sempre dal Nord: mi sono sempre chiesto perché! Dal "Quotidiano di Calabria" del 28.04.2000, leggo che il Ministro ai LL.PP., On. Nerio Nesi, si è accorto che la Salerno-Reggio Calabria è "indecente", spero che questo non sia motivo per non farlo più tornare ma, che sia un ulteriore tessera nel mosaico per la "resurrezione" del Sud. Ovviamente, la questione "Ponte ed autostrada" non interessa solo lo spazio fisico geografico dove queste insistono o dovrebbero insistere, ma ha valenza internazionale: nazionale, perché interessa la regione Calabria, sovrannazionale perché la Calabria è un bene culturale, "contenitore" di infinite bellezze, (per dirla in maniera molto sintetica). L'idea del Ponte e dell'adeguamento (con una terza corsia) della A3, nasce (dovrebbe) dalla necessità di snellire il flusso di uomini e mezzi da e verso la Sicilia e a tale proposito, proprio con il proponimento di questo obiettivo (e non quello vanaglorioso di realizzare un'opera faraonica), mi sono sempre chiesto il perché non pensare, invece, ad una nuova autostrada, ad una nuova arteria che completi ad anello l'infrastruttura viaria della Calabria e che sarebbe strettamente correlata al potenziamento di un'altra nuova struttura portuale, esistente e geograficamente strategica. Basta guardare la cartina geografica, per rendersi conto dalla logicità di una tale scelta che farebbe venire meno anche la "necessità" del Ponte nello stretto, grazie ad una soluzione integrata tra i territori di terra e di mare. La proposta va inquadrata alla luce: del nuovo porto di Roccella Jonica; del collegamento Gioiosa Marina- Rosarno (quindi Gioia Tauro), che collega in 20 minuti la A3 con la s.s.106; della esistenza di nuovi mezzi navali veloci; con i seguenti intuibili effetti immediati: infrastrutturazione del territorio; smistamento e conseguente diminuzione del traffico nello stretto e venir meno quindi della "ragione del Ponte"; sviluppo economico e riqualificazione della Calabria grazie al coinvolgimento dell'altra metà della Calabria. Il traffico viario proveniente da Nord, all'altezza dell'uscita autostradale di Frascineto-Castrovillari, troverebbe naturale indirizzarsi verso la nuova, qui ipotizzata, arteria autostradale a est, sino a giungere a Roccella Jonica dove con i veloci mezzi navali (che viaggiano tranquillamente con mare anche forza 5), con una capacità di carico di 100/150 automezzi+300/500 posti a sedere, analoghi a quelli oggi in servizio nel tratto Palermo-Napoli, o Eolie-Milazzo-Napoli, o Lazio-Sardegna, giungerebbero in Sicilia, by-passando lo stretto, consentendo di arrivare in meno di 2 ore a Catania o a Siracusa, senza tenere in considerazione l'ulteriore possibilità dei collegamenti con Malta, la Grecia, ecc. Ma oltre al traffico viario bisogna pensare alla potenzialità offerta dall'aeroporto internazionale di Lamezia Terme, a meno di 1 ora da Roccella e Gioiosa Jonica, che ci consente di ipotizzare un ulteriore afflusso turistico, e non solo, proprio in virtù dei possibili collegamenti veloci via mare. Il tratto da realizzarsi lungo la costa (ricalcando nei tratti esterni ai centri abitati la s.s.106, quindi si tratterebbe di adattare una strada esistente e pertanto a basso impatto ambientale), senza la necessità di realizzare migliaia di piloni per i NUOVI viadotti, necessari per l'adattamento della esistente A3, integrato con l'istituzione di una linea via mare da Roccella Jonica, rappresenterebbe un reale elemento di sviluppo del nostro sud consentendo la dotazione di infrastrutture ad una parte "dimenticata" dell'Italia. L'altro aspetto positivo, da valutare in tutte le sue potenzialità, è relativo al traffico merci di Gioia Tauro che, in 30 minuti, potrebbe imbarcarsi da Roccella alla volta della Puglia, giungendo in meno di 3 ore a Taranto. Concludo questa riflessione guardando ai numeri in gioco: spesi sino ad oggi 120 miliardi; 4.300 miliardi costo previsto per la realizzazione del Ponte; 2.100 miliardi costo previsto le infrastrutture stradali e ferroviarie di competenza dell'Anas e delle FS per adattare (ove fattibili e sperando senza stravolgimenti ambientali), le infrastrutture esistenti ma senza risolvere il problema di una Regione carente di infrastrutture e aumentando l'ingorgo nello stretto con conseguente aumento dell'inquinamento: basterebbe spendere la metà della cifra prevista solo per il ponte per dare respiro e sviluppo sostenibile a tutta la Calabria realizzando quello che si dovrà, prima o poi (si spera), fare ugualmente.

Arch. Roberto Sauerborn

Compra Siciliano

    

Bruxelles

MESSINA: PROVINCIA "BABBA" ?

Ritorna in risalto l'attualità siciliana ed ancora una volta messaggi non certo positivi riempiono le pagine dei quotidiani. Purtroppo sono storie di criminalità, connivenze mafiose e di degrado di una società che necessita ormai urgentemente di venire rivisitata e corretta. Qualche anno fa la commissione antimafia aveva visitato Messina e aveva messo a nudo una realtà raccapricciante persino nelle sue strutture "guida". La nostra Fondazione aveva denunciato i veleni di Messina, la corruzione imperante, il nepotismo come regola fissa, il caos amministrativo, il disordine edilizio, la mancanza di memoria, il disinteresse verso gli anziani - per i quali non esiste una sola struttura pubblica di assistenza - ma soprattutto l'abbandono di una ricchezza potenziale, i giovani, lasciati colpevolmente di fronte ad una sola alternativa: abbandonare l'Isola o continuare il "passio" o lo "struscio". Avremmo auspicato un intervento forte della "politica" locale, un intervento che prendendo spunto dalle dichiarazioni dell'anti-mafia, denunziasse la corruzione dilagante, le connivenze tra criminalità, istituzioni e società civile, iniziasse dunque a fare qualcosa. Niente, neanche una parola, nemmeno sul giornale locale che, dopo essere uscito con un inserto speciale, lo ha ritirato dalle edicole, obbedendo al dictat dei poteri forti della città! La Fondazione aveva denunziato i mille processi aperti e mai chiusi da un procuratore rampante con mire politiche, ben ripagate peraltro da una carriera governativa, fortunamente conclusasi, a cui dobbbiamo l'invenzione, tra gli altri, del pentito Sparacio, una specie di ladro di galline che diventa boss, accusa, denunzia, ritratta, si pente, gira in Ferrari e continua a frequentare il suo mondo con la protezione della Polizia e con i soldi del contribuente. Una città senz'anima che si scopre città-vermicaio (la definizione risulta nei verbali dell'antimafia) dopo gli scandali del rettorato, della farmacia del policlinico, l'assassinio di Matteo Bottari, colpevole di essere persona perbene e di essersi opposto alle spartizioni mafiose. Una città-periferia profonda, che non sa offrire ai suoi giovani alcuna alternativa oltre al "passio", o al Celeste, con il tifo becero degli "squagliati" e delle "teste fracide". Una città che ha cancellato la sua memoria distruggendo i luoghi consueti come la libreria dell' Ospe, frequentata da Quasimodo e Vittorini, i suoi segreti letterari, la piazza Cairoli e il suo ritrovo Irrera, una volta salotto di una città orgogliosa, oggi regno di spaccio e microcriminalità. Una città che si è inventata un'improbabile linea tranviaria stravolgendo strade, piazze, e divellendo alberi secolari. E tutto questo lo diciamo con la morte nel cuore perché questa città é la nostra stessa memoria, il nostro luogo consueto, fatamorgana della nostra vita, scillaecariddi del nostro ricordo, ed è qui' che vorremo tornare col cuore, ma non con la ragione. Messina, città strana e di grandi contrasti, che aspetta da dieci anni le case popolari nonostante l'approvazione di un finanziamento di 500 miliardi; che attende di vedersi piovere addosso i miliardi della costruzione del faraonico progetto del Ponte sullo stretto ancora una cattedrale nel deserto di infrastrutture ma anche di mentalità e modi di essere. Messina che ancora non ha fatto i conti con la disoccupazione, la criminalità, il disordine, la mafia, ma soprattutto con il suo passato.

Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania

* Il libro da leggere questo mese è: "Com'è fatto il Paradiso?" *

    

Bruxelles

ONORE ALLA SICILIA E AI SICILIANI CONTRO LE VERITÀ DISTORTE DALLA TELEVISIONE SPAZZATURA

La società contemporanea vive uno stato di crisi profonda che deriva direttamente dalla mancanza di valori e di modelli di riferimento. Dissestato l'istituto familiare, sconvolto quello scolastico, il nostro Bel Paese sta precipitando nel vuoto assoluto. Non a caso, a detta di sondaggi autorevolissimi, figura tra i Paesi dell'Unione europea in cui si legge meno, ma tra quelli in cui piu' si guarda la televisione. La televisione, cattiva maestra, crea personaggi, modelli, valori e imbonitori di verità fasulle. Lo abbiamo denunziato a suo tempo con la trasmissione Pinocchio, memori di un maleducatissimo conduttore che dava e toglieva la parola a chi più gli aggradava, creando confusione, nella logica di una trasmissione senza schemi che invece, e noi a Bruxelles lo abbiamo vissuto in diretta, aveva tutto ben organizzato e tutto ben in scaletta. Continuiamo a denunziarlo oggi con una trasmissione radiofonica della sera, Zapping, dove un conduttore palesemente e vergognosamente di parte toglie la parola a chi non la pensi come lui. La televisione - dicevamo- l'arma finale delle strurmtruppen di Bonvi, entra nelle case, libera la mente, diventa misura di tutto, impone la realtà attraverso lo specchio deformante del conduttore di turno. La cultura appiattita, l'intelligenza livellata verso il basso, e soprattutto la disinformazione. Come quella di Santoro, un conduttore che va per la maggior parte schierato regolarmente a sinistra che, nel corso della sua trasmissione in prima serata di Rai Uno, Circus, degno erede di Pinocchio, mandano in onda un servizio sui due sciagurati sequestratori dell'imprenditore Tacchinardi (siciliani tra le righe) ha diffuso un'immagine di Castelvetrano, la città d'origine dei due banditi mancati, distorta e negativa, surrogata da interviste di un campione culturalmente di scarso livello proprio nell'ottica di discreditare non solo Castelvetrano, ma anche la sua Provincia, e in definitiva la nostra Sicilia. Quelle immagini televisive sono state diffuse in tutte quelle parti del mondo dove la comunità siciliana è numerosa, presente e si distingue con il lavoro, la serietà e l'impegno. Quella realtà effettuale di Santoro ha danneggiato l'immagine dei Siciliani, quelli in patria e quelli che sono partiti, rifiutando la logica dell'assistenzialismo, dell'attendismo e creandosi tra mille difficolta' e nostalgie una credibilita' che oggi, un Santoro qualunque decide di abbattere. Noi della Fondazione critichiamo questo conduttore, in linea con il nome della trasmissione, ma ci interroghiamo preoccupati sul silenzio della classe politica siciliana, eccetto la puntuale protesta di Vincenzo Leone, consigliere provinciale di Trapani. Nessuno che abbia protestato, accettando con il silenzio le verità di Santoro, che ha continuato imperterrito a non ascoltare nessuno, a non concedere quel democratico diritto di replica che, secondo le nostre informazioni, per tutta la serata gli è stato richiesto. La Fondazione "L'Altra Sicilia" denuncia l'attitudine di Santoro e di tutta la classe politica italiana che continua a voler discreditare sempre e ovunque la Sicilia e la sua gente, senza mai parlare invece di quanti, costretti all'esilio, hanno fatto grande il nome dell'Isola e di tutta la Nazione attraverso il loro impegno e il loro lavoro. A questi la Fondazione, come dovuto riconoscimento, chiede ufficialmente che vengano intitolate le strade e le piazze delle nostre contrade, invece di dedicarle a politici discussi, falsi poeti e falsi miti imposti da una storia ancora da scrivere e rivisitare.

Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania

    

Trecastagni (CT)

NECESSARIO UN CASINÒ NELLA PROVINCIA ETNEA

Il recente intervento su "LA SICILIA" del dott. Christian Maccarone presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani di Catania e l'interrogazione all'Ars dell'on. Nino Strano, hanno riaperto la questione legata al Casinò negato all'economia della Sicilia. L'Ue ha dichiarato l'economia siciliana "disastrata", nonostante la Sicilia produca il 70% della benzina utilizzata in Italia! L'interrogazione dell'on. Strano (che chiede, in sintesi, allo Stato un Casinò anche per la provincia di Catania da istituire a Trecastagni - nata in seguito alla proposta di Pippo Barbagallo, già assessore comunale nella cittadina etnea, di realizzare proprio a Trecastagni il "Casinò Etna", una sorta di consorzio fra i Comuni dell'hinterland etneo, compreso il Comune di Catania) ha, essenzialmente, il pregio di svincolare la tematica del casinò siciliano dal "caso Taormina". Insomma, l'iniziativa dell'ex assessore comunale trecastagnese Pippo Barbagallo non è solo provocatoria, ma è una vera e propria "dichiarazione di guerra" in nome del grande turismo, il quale porterebbe in tutto l'hinterland etneo e in tutta l'isola un reale boom economico, uno sviluppo totale della "disastrata economia" siciliana. La Sicilia verrebbe proiettata verso un turismo sicuramente diverso dal passato e dal presente dove, nonostante il sorriso a 360 gradi dell'assessore regionale al turismo, on. Rotella, e la buona volontà del presidente della Provincia on. Nello Musumeci, il turismo resta un turismo "minore", mordi e fuggi, provinciale e prettamente estivo. E allora? Attendiamo che la classe politica regionale prenda coscienza, finalmente, dello Statuto Speciale di Autonomia, il quale, anche nel campo del turismo (art.14) si rivela - se venisse applicato - come la leva di Archimede, ed è questa leva che Pippo Barbagallo ha impugnato.

Orazio Vasta - Coordinatore del comitato "Casinò Etna" -

Compra Sicilia

    

Lettera Aperta all'On.le Vincenzo Leanza, presidente della Regione Siciliana

Signor Presidente,

Innanzitutto, nel rispetto del nostro Statuto, Le facciamo pervenire i nostri auguri per la Sua elezione a Presidente del governo siciliano. La tecnologia moderna, alla quale Lei fa riferimento nelle Sue dichiarazioni programmatiche, permette anche a noi, Siciliani emigrati nel mondo, di poter seguire in tempo reale avvenimenti come quelli della Sua elezione e del Suo discorso programmatico. Ebbene, Signor Presidente, da Lei, in qualità di ex-assessore del lavoro,della previdenza sociale, della formazione professionale e dell'emigrazione, ci saremmo aspettati almeno un semplice cenno o un semplice saluto alla Comunità siciliana sparsa per il mondo, a quella Comunità, che ha saputo farsi valere, soprattutto, per laboriosità, fantasia, altruismo, onestà e spirito di sacrificio. Invece, silenzio di tomba! Ci auguriamo non voluto! E Lei, Signor presidente, saprà senz'altro che i Siciliani emigrati nel mondo (5 e più milioni) siamo ormai dei tipici rappresentanti di una società industrializzata: commercianti, dirigenti, imprenditori, insegnanti, manager, operai, scienziati, tecnici etc. E ci inorgoglisce che in molti, Lei purtroppo non compreso, ci riconoscano ormai meriti vitali come: l'aver fatto diminuire, emigrando, la disoccupazione in Sicilia; l'aver sostenuto l'economia siciliana con le nostre rimesse (dollari, marchi, sterline e franchi) e l'aver contribuito allo sviluppo delle nazioni ospitanti. E siamo noi, signor presidente, che in massa veniamo a trascorre le nostre vacanze in Sicilia (e portiamo soldi) e che all'estero, mangiamo, beviamo e facciamo uso del . Non solo! abbiamo invogliato amici, parenti e conoscenti a fare lo stesso. Oggi più che mai, siamo gli ambasciatori e i consumatori del . Malgrado ciò, Signor Presidente, continuiamo ad essere trattati da cittadini di serie C. Lei si dimentica di noi. La Consulta dell'emigrazione (il parlamentino consultativo degli emigrati) non si riunisce da più di tre anni(mentre per legge dovrebbe riunirsi tre volte l'anno). L'ultima Conferenza dell'emigrazione siciliana (il 'congresso' dell'emigrazione) si è svolta nel 1992 (se ne dovrebbe svolgere una ogni due anni). Signor Presidente, queste indicano chiaramente che ormai éarrivata l'ora di superare l'attuale situazione di effimera rappresentanza dell'emigrazione in organismi consultivi e del tutto inefficaci ed incapaci di esprimere gli interessi generali, le potenzialità, le esperienze e le professionalità acquisite dall'emigrazione. I Siciliani emigrati nel Mondo devono entrare a pieno diritto nell'Assemblea Regionale Siciliana con propri rappresentanti, affinché, il prossimo presidente non abbia a dimenticarsi della nostra esistenza, ma soprattutto, per concretizzare e sviluppare il potenziale descritto con il motto . La comunità siciliana all’estero deve avere i suoi eletti, attraverso l’adozione del diritto di voto attivo e passivo e l’istituzione delle circoscrizioni estere. E questo sarebbe, diciamo noi, rivendicare il significato di Regione a Statuto Speciale.Caro Presidente, dall’emigrazione discende come corollario l’associazionismo secondo noi superato e poco trasparente in tutte le sue forme. L' associazionismo regionale che dovrebbe essere monitorato dalla Magistratura se ad esempio riesce ad organizzare corsi di formazione in Nuova Guinea o in Papuasia. Siamo convinti che tutti i miliardi spesi per i corsi di formazione per i siciliani residenti all’estero potrebbero avere un effetto migliore se fossero investiti nella nostra Isola e potessero servire a preparare la nostra gioventù ad affrontare le sfide del nuovo millenio. La nostra emigrazione necessita oggi di una rivisitazione. Sono sempre più numerosi i rientri ( poco favoriti dalla Regione però…) e la stessa figura del siciliano emigrato si è adeguata ai cambiamenti. Crediamo sia venuto il momento di sopprimere leggi obsolete come la legge 4 giugno 1950 e la legge 5 giugno 1984 n°38 che regolamentano la nostra emigrazione. Queste leggi non hanno più senso di esistere in un mondo che dal 1950, dal 1984, ma persino da ieri stesso, cambia e diviene differente. Bisognerà coordinare tutte le energie positive presenti in emigrazione che, insieme ai responsabili regionali – sottolineamo responsabili - possano preparare una legge che sostituisca le due precedenti, e questo per adeguare il mondo dell’emigrazione ai cambiamenti in atto e dare alla stessa emigrazione un nuovo corso, da tempo atteso, che la faccia uscire dalla sua attuale forma mercantilista e partitocratica. Le nostre comunità all’estero non vogliono più che altri programmino e pensino al loro posto e, convinte della necessità di un riscatto economico e sociale dell'Isola per poter finalmente abbattere nefasti stereotipi (delinquenza, usura, corruzione, criminalità ecc;) portano avanti il discorso di un rinnovamento che deve passare innanzitutto dalla rifondazione morale della classe politica siciliana. Infatti, se oggi la nostra Sicilia si trova in condizioni disastrose lo si deve soprattutto a quella classe dirigente, passata e presente, che nulla ha fatto e nulla vuole continuare a fare per la Sicilia e per i Siciliani.Le auguriamo, pertanto, un buon lavoro, per il bene della Sicilia e dei Siciliani (anche quelli Emigrati).


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